sabato 29 marzo 2014

Spagna, Tarifa


Immagine. In alto a sinistra c'è la città di Faro. Ora andate a destra fino a metà, troverete Siviglia. Continuate ed abbassatevi di mezzo centimetro, dovreste essere su Granada. Quindi andate in basso fino alla "o" di Marocco. Scivolate sulla "m" di Marocco. Risalite poi fino ad Algeciras. Eccola li, subito a sinistra, Tarifa.

Di posti come questi se ne trovano pochi altri al mondo. Tarifa si pone

domenica 23 marzo 2014

Inter(cultura?)

Non tutte le associazioni funzionano allo stesso modo. Certe sono "paghi e parti". Altre ti fanno partire se a tua volta fai ospitare uno studente. Infine c'è Afs Intercultura che è un "forse parti". C'è un numero limitato di posti disponibili e se non vieni preso rischi di trovarti a Marzo con niente in mano. In poche parole tutto il tuo progetto per l'anno all'estero sfuma via. Detto così sembra un po' denigratorio ma non è mia intenzione infangare questa associazione, d'altro canto ognuna ha i suoi pregi e difetti. Anzi, con Intercultura se riesci con la fascia più bassa a passare parti pagando un prezzo davvero irrisorio. Magari qualcuno avrà da ridire sui metodi di selezionamento, ma questa è un'altra storia.
Siccome il 90% dei ragazzi che partono hanno in mente gli States come destinazione, ma i posti disponibili ne possono accontentare solo una porzione, Intercultura offre loro diverse e nuove opportunità. Ed ecco che spuntano così nuovi orizzonti che spaziano dalla Russia allo Swaziland. Per la cronaca, lo Swaziland esiste davvero.
Il perché di tutto questo discorso?

sabato 1 marzo 2014

Shortest

"Travelling: it leaves you speechless, then turns you into a storyteller."

Nonostante io non sia  Steve (Jobs) e credetemi, non mi sarebbe dispiaciuto esserlo, questa citazione la dedico ai folli, agli anticonformisti, ai ribelli, ai piantagrane, a tutti coloro che vedono le cose in modo diverso: ai viaggiatori. A loro, a noi inseguitori di sogni che per raggiungere destinazione siamo costretti ad andare oltre le nuvole. Semplicemente perché gli aerei non volano sotto, mica per altro. Ai viaggiatori non va giù il benessere della routine quotidiana, la sicurezza di ciò che è familiare, la tranquillità della ripetizione. E se gli va giù, si stufano, cercano altro, tanto la loro valigia è sempre pronta. Guadagnano qualcosina, ma mica per comprarsi il nuovo telefono, magari per comprarsi un nuovo obiettivo per la macchina fotografica e perché no, magari una nuova memoria per essa. Sta a loro girovagare per il mondo dopo aver controllato per mesi il biglietto più conveniente. E sono sempre loro quelli che in aeroporto si trovano meglio, a proprio agio. Osservano la gente come se fossero libri in una biblioteca. C'è chi parte per la prima volta, li puoi riconoscere. Sono tesi, iperattivi, sempre a controllare di non aver perso il boarding pass e i soldi per la vacanza. Sono inesperti: i soldi, se in gran quantità, si devono infilare nelle mutande, preferibilmente nella parte davanti, non dietro. Poi c'è chi viaggia per lavoro, i manager, gli affaristi, George Clooney in uno dei suoi film. Essi passano talmente tanto tempo in aeroporto che ci si sorprende di non vederli in pigiama. Le famiglie con i bambini che appoggiano il naso alla vetrata per vedere l'aereo più grande, i piloti e le hostess sempre eleganti e i vecchietti che dopo una vita passata hanno ancora voglia di vedere, sono loro che ti chiedono da quale gate parte il loro aereo. I viaggiatori osservano il mondo passare davanti a loro. Lo provano, lo vivono, lo fotografano e tornati a casa lo raccontano ai familiari e agli amici, alla gente che non è mai andata oltre il proprio stato.
I viaggiatori sono dei racconta storie, dei narratori.

     

~Brando

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