Lo sport negli States è come il calcio in Italia: una religione, forse un po' più pura, forse un po' più leale. Solo a pensare che una qualsiasi scuola liceale sia provvista di minimo 4 campi da tennis, un campo da football, due campi da calcio, due palestre per il basket, due sale per il wrestling, una palestra pesi e una pista atletica ti fa capire che lo sport qui sia preso abbastanza seriamente.
Arrivato troppo tardi per i tryout di calcio (anche se effettivamente avrei potuto parlare con il mister per un trattamento speciale) decido, quasi costretto, di fare cross country. Dico costretto perché alla fine era l'unico sport available. Cross country è un po' come la nostra corsa campestre. Si corre, ci si ferma per lo stretching e poi si corre di nuovo. Allenamenti 5 volte alla settimana più il Sabato facoltativo. Sedute da 60 minuti di corsa continua più un workout (giorno pesante). Come sport, lo affermo anche io, fa un po' pena. Si inizia alle 3:15, 23 minuti dopo la fine delle lezioni. Hai il tempo di uscire dalla tua classe, andare al piano di sopra per mettere e prendere cose dall'armadietto, percorrere tutta la scuola per arrivare agli spogliatoi, cambiarti e incontrarti con il resto della squadra alla "caffetteria", il posto dove si mangia durante il lunch. Siamo in 60, c'è il più forte dello Stato e c'è chi corre solo per stare meglio. Oppure ci sono io, grammo come la fame. Ma a loro non importa quanto sei grammo, perchè qui lo sport è più puro, più giusto. Non faranno mai commenti sulla tua condizione o sul tuo tempo. Saranno sempre li a incoraggiarti. E se nelle gare non si arriva primi come scuola nessuno che accenna un "buuu" a chi è sul podio. Già, le gare, mi dicono che sono 3,1 miglia, 5 chilometri ma a me sembrano sempre più lunghe. Saltate le prime 3 gare che avrei potuto correre per numerose scuse (altitudine con mancanza di ossigeno, forma non ottimale, ecc ecc" ho corso la mia prima gara settimana scorsa, sotto i 30 gradi di Colorado Spring. Corro malissimo e senza tecnica. Parto veloce per stare al passo con gli altri 300 corridori ma l'ultimo miglio arranco e mi sembra di morire. La partenza è qualcosa di bestiale. Certo, il punto di inizio è bello largo ma dopo i 100 metri la strada si restringe a 4-5 metri. Li sono gomitate sul corpo, sgambetti e sorpassi che neanche Rossi contro Gibernau, Faccio 24 minuti e 17 secondi e passo 5 minuti in coma con conati di vomito. Mi dicono (dalla regia) che è un buon tempo per la prima volta: concordo. Ieri era la seconda gara, sta volta i gradi sono 25, ma la fatica c'è sempre. Ma sta volta ho imparato la lezione, parto piano, anzi pianissimo. Tant'è che il mio compagno di corsa mi fa "stiamo facendo schifo". Io gli rispondo di andar tranquillo. Dentro di me penso "vai tranquillo, che adesso li superiamo tutti sti bastardi", ma non ho fiato per pronunciare una frase così lunga. Piano piano superiamo gente e arrivo all'ultimo miglio con energia, non sono morto. Ci do dentro, i compagni che hanno già corso mi incitano "stallone italiano oggi è il tuo giorno", "brandooooooooo vaiiii". Mi ero sempre chiesto se davvero funzionassero tali incitamenti, eh si, funzionano alla grande. Finisco la gara con lo sprint al momento sbagliato e perdo numerosi secondi, ma il mio tempo è meglio dell'ultima volta. Nonostante sia un sport singolo si ha la concreta sensazione di essere in una squadra e ora che mancano soltanto due gare alla fine della stagione un po' mi dispiace. Perchè cross country farà pure schifo, ma le gare sono qualcosa di unico.
~Il Cittadino
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